Una curiosità sulla città di Castellanza
La pianta a forma di U, che qualcosa aveva a che vedere con la sua unicità, con il corpo centrale più alto e massiccio rispetto alle ali ed è caratterizzato ai piani superiori da una lunga serie di finestre. A pianterreno un porticato a tre archi retti da semicolonne doriche. Le ali, che tendono ad una leggera chiusura all’ingresso dei cortile, formanti una rientranza per offrire un’ampia visione prospettica particolarmente scenografica e suggestiva. E poi gli interni: una sala delle colonne con la pavimentazione originale veneziana ed una sala rosa. Accanto una cappellina con l’altare opposto alle finestre retrostanti che avrebbero permesso al popolo di spiare le funzioni religiose. All’esterno le scuderie e un parco ricco di selvaggina da cacciare, la vera passione di Gerolamo Carminati che rimase folgorato da cotanta bellezza, srotolando il progetto Pollack per quella che sarebbe diventata la sua dimora neoclassica in quel di Castellanza.
Era il 1789 quando, mentre la Francia rivoluzionaria scatenava il proprio ardore, il figlio di Giulio Cesare Carminati scelse di dare una connotazione architettonica al vasto possedimento terriero che il padre aveva acquistato qualche decennio prima. E per farlo si affidò all’estro di quell’architetto viennese, discepolo di Piermarini che gli insegnò il gusto per il neoclassico, autore di Villa Belgiojoso a Milano. Ospite dei Carminati fu spesso il re Umberto che condivideva l’ardente passione per la caccia e qui riuscì ad esercitarla prima che l’immenso parco fosse diviso in lotti edificabili, prima che il Palazzo fu trasformato in residenza comunale.
La storia di questo Palazzo venne dunque riorganizzata, ripensata in funzione della sua evoluzione temporale. Numerosi e frequenti interventi di restauro permisero il recupero di un patrimonio storico unico, sopravvissuto a due conflitti mondiali, nonchè la creazione di spazi pubblici perchè il palazzo voluto dai Carminati, che vi avevano soggiornato per decenni, potesse essere consegnato al popolo come propria dimora.