18 novembre 2018, la Castellanzese batte 3-0 il Varese in una delle partite chiave della storica stagione della Leggenda
Un appassionato di Premier League lo avrebbe facilmente confuso con l’Emirates Stadium, casa dell’Arsenal, arcinota per i successi sportivi ospitati, ancor più nell’ultimo decennio per la perfezione del proprio terreno di gioco. Quel giorno tutto doveva essere perfetto, quel giorno tutto era perfetto a partire dall’erba del campo che di lì a pochi minuti avrebbe ospitato la gara dell’anno.
18 novembre 2018, stanno per scoccare le 14.30 di una domenica pomeriggio non comune. C’è chi quel momento lo aspettava da anni e chi invece nemmeno se lo sarebbe immaginato di essere lì a seguire dagli spalti del Giovanni Provasi di Castellanza, mai così pieni, la sfida tra la prima della classe e la favorita per la vittoria del campionato. La capolista si chiama la Castellanzese, a godere dei favori del pronostico è invece il Varese.
A quell’incontro, che matematicamente non avrebbe deciso niente, ma mentalmente sarebbe valso o costato un patrimonio, i nostri ragazzi ci arrivano da imbattuti. Fiorenzo Roncari, allora tecnico neroverde, ha scovato l’alchimia perfetta per trasformare quello che in estate pareva ancora una cantiere a cielo aperto, poco convincete a giudicare dai risultati che il naso cominciavano a farlo storcere anche ai non confessi al calcio d’agosto, in un gruppo solido che, alla decima tornata, nessuno è stato ancora in grado di scalfire. Per diventare grandi però c’è ancora un passo da fare, è l’undicesimo e si chiama Varese.
I biancorossi sono freschi, frizzanti, basati per lo più sulla brillantezza di interpreti molto giovani, sulle ali soprattutto, che garantiscono un avvio di stagione esaltante. Sei sono i punti che lo distanziano dalla vetta, il Varese ha finalmente l’occasione di avvicinarla ancor di più e scrollarsi di dosso qualche preoccupazione che l’ha trascinata negli ultimi anni fino alla seconda lega dilettantistica.
Non è ancora scoccata la mezz’ora, il Varese ha già una traversa e un po’ di rammarichi in saccoccia. La Castellanzese rompe il ghiaccio e decide che è il momento di colpire. Roberto Colombo recupera una palla vagante sulla trequarti, la addomestica come può toccandola due volte d’interno destro. Fa tutto con quel piede, o quasi. Perché è l’istante in cui alza lo sguardo e pizzica il portiere, colpevolmente, fuori posizione il momento decisivo della gara. Nessuno forse avrebbe osato un tiro del genere, lui sì. Non gli è necessario altro, nemmeno prendere la mira, sa già dove vuole mettere e dove metterà il pallone: all’angolino basso di destra. Sempre con il destro calcia, questa volta di collo. Il tiro è talmente potente da far vacillare, a portiere battuto già nell’intenzione, anche le telecamere che riprendono la scena. Che, nella immediata frazione di secondo successiva a quella in cui la palla gonfia la rete, devono dare il loro meglio. Sì perché la Castellanzese è vantaggio e i tifosi sono incontenibili.
I neroverdi la vincono in tre mosse: la prima è già stata messa a segno. La seconda sta nella furbizia di Stefano Gibellini. Gli basta un movimento d’anca per rubare il tempo ad un reparto intero e mettere in mezzo. La corsa sfrenata di Mantegazza verso i compagni in panchina rende l’idea dell’importanza del raddoppio. Terza mossa: il guizzo. Il palo risputa in area il rigore di Urso, per Pedergnana l’occasione è troppo ghiotta per non fare gol in una partita così. La palla rimane lì, appoggio in rete. 3-0, scacco matto.
Da quel momento è lecito sognare.