L’intervista al difensore neroverde
Luca Meregalli, difensore classe 1991 da questa stagione indossa la maglia della Castellanzese.
PRIMA DI CASTELLANZA
Cresciuto nel vivaio del Milan (con cui vince una Coppa Italia Primavera) ha giocato anche in Lega Pro con il Pavia. Poi tanta Serie D fra le fila di Piacenza, Ponte San Pietro, Virtus Bergamo e Villa Valle.
LA STAGIONE 2021/22
Innanzitutto a Castellanza mi trovo molto bene – racconta Luca Meregalli – il progetto era ed è ancora valido. Siamo partiti con il piede sbagliato, almeno per quanto riguarda i risultati. Io poi per infortunio sono dovuto stare fuori due mesi”. Ma che cosa ha spinto il difensore ad approdare a Castellanza? “Certamente la chiamata del Direttore, che è arrivata molto prima della fine della passata stagione, un qualcosa che mi ha fatto sentire molto desiderato e voluto; anche Mister Ardito mi voleva, ed è stato un motivo in più per accettare”. In merito alla situazione attuale, Meregalli prosegue: “La rosa è stata costruita a dovere, è competitiva e non merita assolutamente questa posizione in classifica. Il campo però purtroppo non mente, stiamo facendo fatica e dobbiamo risollevarci al più presto. Dopo due vittorie l’ambiente, compresi noi, pensava di avere fatto il grosso, ma le partite sono ancora tantissime e le squadre non mollano un centimetro…Due sconfitte e ci siamo ritrovati ultimi, ma credo che quelle due sconfitte ci abbiano dato una bella scossa e la consapevolezza che non bisogna mai staccare la spina. Real Calepina? È una diretta concorrente, noi in casa dobbiamo dare il massimo. L’importante è non fermarsi perché anche un punto può fare la differenza e farti recuperare posizioni.
ESPERIENZA IN CAMPO E FUORI
Inutile girarci intorno, Meregalli è il giocatore più esperto fra le fila neroverdi: “Sicuramente cerco di portare la mia esperienza in campo, in Serie D ci sono tanti giovani e provo sempre a spiegargli cosa significa viversi lo spogliatoio. Cerco di trasmettergli i valori che mi hanno portato fino a qui e provo a fargli capire cosa significa fare questo lavoro. In campo? La voce la metto sempre per spronare i compagni, dal più giovane al più esperto”.