I luoghi delle trasferte della Castellanzese
Era buio, era notte. Era l’11 novembre del 335. Era di ronda, doveva sorvegliare le guarnigioni. Era un soldato, nato sul campo di battaglia. Suo papà quando venne alla luce in un avamposto romano ai confini della regione della Pannonia lo chiamò Martino, per rendere grazie a Marte, il dio della Guerra. Aveva già tentato una volta la fuga che per un pò gli riuscì, ma quando fu promulgato l’editto che obbligava tutti i figli di veterani ad arruolarsi non ci fu più alcun modo per scampare al pericolo di una guerra imminenti. Martino fu spedito in Gallia nella città di Amiens che fu dimora di gran parte della sua esistenza.
La rigidità di quella notte aveva reso la vita a dir poco complicata ad un mendicante quasi completamente spoglio delle sue vesti che passava di lì. Ne ebbe compassione, soffriva con lui e decise di aiutarlo con quel che poteva. Tagliò in due il suo mantello e con una metà lo coprì, cercando di proteggerne il corpo dal freddo. “Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito”. Disse un angelo a Gesù che comparve in sogno a Martino. Lo convinse a convertirsi al cristianesimo, a diventare per sempre uno dei suoi figli e diffondere la parola del Signore sulla Terra.
Martino si convertì, ma non fu l’unico miracolo. Una delle notti successive, incontrò un secondo mendicante a cui donò l’altra metà del suo mantello. Vista la bontà d’animo di Martino, il tempo si fece subito più caldo, pareva d’improvviso essere tornata l’estate.
Così senza essere martire, Martino fu santificato e ricordato ai più in relazione a quell’episodio, quei giorni che divennero nel lessico comune l’Estate di San Martino, il periodo invernale a metà novembre dove il calore solare sembra mettere la testa al di là della nuvole ridando anche solo per un momento quel sapore di tepore estivo che rinverdisce la vita umana. Ad Inveruno, cittadina della Provincia di Milano sorge una delle più importanti chiese dedicate al santo, costruita prima dell’anno mille fu consacrata solo al principio del secolo scorso, nel 1901, dopo una serie di interventi volti ad ampliarne la portata. Sono rimaste intatte negli anni la cappella maggiore e la torre del campanile dove fu conservato un grande quadro di Cesare Procaccini raffigurante San Martino. Per ricordare quei giorni nella città di Inveruno ogni anno a novembre si tiene la Fiera di San Martino, una manifestazione agricola e zootecnica, come vorrebbero i latini, “di ogni sorta di merci et robba cibaria”.