L’intervista al Mister dell’Under 19
La scorsa estate – dopo aver guidato l’Under 17 Regionale neroverde – per Mister Matteo Colombo è cominciata l’avventura con la Juniores Nazionale della Castellanzese. Una stagione cominciata dal ritrovo a fine agosto e culminata prima con la vittoria del girone B e terminata a un soffio dalla semifinale: ai quarti di finale il Ponte San Pietro ha battuto i neroverdi solamente alla lotteria dei rigori.
Quante e quali emozioni hai vissuto dall’inizio, quando l’obiettivo potevano essere i playoff, alla fine con il raggiungimento delle fasi finali fino ad arrivare ai quarti di finale nazionali?
“Siamo partiti con la Direzione Societaria chiara: un campionato post Covid, certamente difficile e con una squadra giovanissima, formata da soli 6 giocatori classe 2003 e ben 20 2004. Le aspettative erano quelle di fare bella figura e crescere i ragazzi in ottica prima squadra. Sicuramente il fatto di aver già allenato entrambe le annate ci ha agevolato. Il cammino di crescita è stato fantastico e costante, nonostante i risultati altalenanti della seconda metà in cui i ragazzi sono cresciuti ancora di più sotto vari aspetti. Il finale di campionato è stato super emozionante con la conquista del meritatissimo primo posto nel girone all’ultimo minuto…che goduria!! Lo stop in attesa delle finali ci ha permesso di recuperare energie e poter affrontare due gare: entrambe sono state giocate bene, con il piglio giusto ed alla fine c’è la sensazione amara di questi giorni…dovevano esserci noi a giocarci la semifinale; con i giorni questa amarezza scomparirà ed emergerà la consapevolezza di aver raggiunto un risultato storico per noi e per la Società di cui tutti dovremo essere solo e soltanto orgogliosi. Io sono estremamente orgoglioso di questo gruppo, di questi ragazzi che nonostante mille problemi e difficoltà hanno sempre trovato nello spirito di appartenenza e nell’orgoglio la forza di reagire; mi hanno dato tantissimo in campo ma anche umanamente, questa è la loro vittoria”.
Questo è uno dei traguardi storici della Castellanzese, ma anche uno dei tuoi personali…Quale è stata la ricetta vincente per arrivare ad un soffio da una semifinale nazionale?
“Per quanto mi riguarda, ho vinto qualche campionato regionale a Faloppio e alla Roncalli con la categoria Giovanissimi, poi con la Juniores Regionale dell’Inveruno. Proprio con quest’ultima squadra, dopo aver vinto il titolo Lombardo, avevamo raggiunto i quarti di finale della fase nazionale e quest’anno potrei dire di aver raggiunto lo stesso risultato di qualche anno fa anche se nei Nazionali.
Per la Società è il miglior risultato mai raggiunto a livello giovanile; però noi allenatori dobbiamo ricordarci che il risultato è importante ma al centro di tutto il nostro lavoro ci devono essere i ragazzi e il nostro obiettivo deve essere quello di cercare di farli crescere tecnicamente, tatticamente, caratterialmente e prepararli per il calcio dello step superiore. La mia speranza è quella di aver dato e lasciato qualcosa a questo gruppo fantastico di ragazzi – sono ben 27 – che fino alla fine ha saputo vivere e lavorare insieme, accertarsi l’uno con l’altro, rispettare tutti, ed accettare le mie “dolorose” scelte.
Devo ricordare a tutti che dietro un’annata così ci sono sacrifici e dedizione di chi con me ha condiviso tutto questo a partire da Marco Gallazzi molto più di un allenatore per me ed ora anche per i ragazzi. Non posso poi non citare tutto il resto dello staff, ognuno con caratteristiche diverse ma fondamentali: il preparatore atletico molto preparato e sempre con il sorriso Matteo Timpanaro, le mani preziose del fisioterapista Alessandro Coppini, la precisione e professionalità da dirigente di Walter Marinoni, la leadership trainante e coinvolgente di una persona fantastica con un cuore enorme quale Fabio Valerio, la super competenza unita ad un’umiltà e una schiettezza fuori dal comune del Direttore Tecnico a cui devo moltissimo quest’anno, ovvero Salvatore Cerrone, alla nostra “Addetta Stampa” sempre presente, sempre con il sorriso, sempre con la parola giusta per tutti. Poi alla Società tutta: dal Presidente Affetti al Direttore Asmini per non dimenticarci gli addetti ai campi, alla cassa, alla lavanderia e alla segreteria senza di loro una società non potrebbe esistere…E per finire i genitori, da prendere da esempio: a volte faticano a capire le dinamiche interne ad una squadra pensando troppo al singolo, ma che in questo gruppo sono stati pazienti, rispettosi e sostenitori ed alla fine un valore aggiunto”.